Il carico psichico causato dalla crisi del coronavirus è solo la punta dell’iceberg

Secondo il rapporto dell’UNICEF sulla condizione dell’infanzia nel mondo pubblicato oggi, le ripercussioni della pandemia di coronavirus sulla salute mentale e sul benessere di bambini e adolescenti potrebbero farsi sentire ancora per molti anni. Si stima che un giovane su sette tra i dieci e i diciannove anni conviva con un disturbo psichico.

©UNICEF/UNI303151 Frank Dejongh

Il rapporto «On My Mind: Promoting, protecting and caring for children’s mental health» rivela che già prima della pandemia un numero significativo di minori soffriva di seri problemi psichici, eppure nel mondo si investe poco nella loro salute mentale.  
 
Secondo stime aggiornate, un giovane su sette tra i dieci e i diciannove anni convive con un disturbo psichico diagnosticato, come ansia, depressione o difficoltà comportamentali. Nel mondo, ogni anno circa 46 000 ragazzi di questa fascia d’età si tolgono la vita, uno ogni undici minuti. Tra i quindici e i diciannove anni il suicidio è la quarta causa di decesso più frequente, dopo gli incidenti della circolazione, la tubercolosi e la violenza. Al contempo, sussistono enormi disparità tra il fabbisogno di offerte di sostegno e i mezzi finanziari disponibili in questo ambito. Sempre secondo il rapporto, infatti, i governi destinano alla salute mentale meno del 2 per cento del bilancio sanitario. 

«Sono stati diciotto mesi molto impegnativi per tutti, in particolare per i bambini. I confinamenti nazionali e le restrizioni li hanno privati di fondamentali tasselli della loro infanzia, come il contatto con i familiari, gli amici e i compagni, le lezioni e le possibilità di gioco», spiega Henrietta Fore, Direttrice generale dell’UNICEF. «Le ripercussioni sono pesantissime, ma al contempo rappresentano solo la punta dell’iceberg, poiché già prima della pandemia troppi minori soffrivano di disturbi psichici trascurati. Gli investimenti dei governi in questo ambito non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno, mentre le conseguenze dei disturbi psichici sul resto della vita sono ancora troppo spesso sottovalutate.»

Ripercussioni della pandemia di coronavirus sulla salute mentale dei bambini 

La pandemia chiede un tributo altissimo ai bambini e agli adolescenti. Nel quadro di un sondaggio internazionale condotto dall’UNICEF e dall’istituto Gallup nell’estate 2021 in ventuno paesi, un giovane su cinque (il 19 per cento) tra i quindici e i ventiquattro anni ha dichiarato di sentirsi sovente depresso e di provare scarso interesse per le consuete attività.   

Quasi due anni dopo l’inizio della pandemia, le sue ripercussioni sulla salute mentale e sul benessere dell’infanzia sono pesanti. Secondo stime attuali dell’UNICEF, nel mondo almeno un bambino su sette è stato interessato direttamente dai confinamenti e 1,6 miliardi di alunni hanno perso lezioni. L’alterazione della routine quotidiana e l’interruzione dell’istruzione e delle attività del tempo libero, come pure i problemi finanziari e sanitari delle famiglie causano ansia, rabbia e preoccupazioni per il futuro. Circa un terzo delle persone interpellate nell’ambito di un sondaggio online svolto in Cina all’inizio del 2020, per esempio, ha dichiarato di provare angoscia e apprensione.

Costi elevati per i minori e la società

Affezioni psichiche diagnosticate – come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, stati d’ansia, autismo, bipolarismo, disturbi comportamentali e alimentari, depressione e schizofrenia - possono gravare sulla salute, sulla capacità di apprendimento e sulla realizzazione del potenziale dei minori, e addirittura incidere negativamente sul loro reddito futuro.

Il prezzo da pagare per chi soffre di questi problemi non è quantificabile. Una nuova analisi svolta dalla London School of Economics stima che i costi sociali delle malattie psichiche, spesso causa di incapacità lavorativa o decesso, ammontino a circa 390 miliardi di dollari l’anno. 

Fattori di rischio e di protezione

Secondo il rapporto dell’UNICEF, vari aspetti incidono sulla salute mentale dei bambini, per esempio fattori genetici, le esperienze nella prima infanzia e a scuola, i rapporti familiari, l’educazione e le relazioni interpersonali. Violenza, maltrattamenti, discriminazione, povertà, crisi umanitarie e sanitarie, come l’attuale pandemia di coronavirus, gravano sul benessere psichico. Vi si aggiungono i pregiudizi, la stigmatizzazione e l’insufficiente finanziamento pubblico di offerte di aiuto adeguate. 
I fattori di protezione che contribuiscono a ridurre il rischio di problemi di ordine psicologico sono invece la presenza di persone di riferimento amorevoli, un contesto scolastico sicuro e relazioni positive con i coetanei. 

Le richieste dell’UNICEF

Nel suo rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo, l’UNICEF si appella ai governi, ai partner dell’economia privata e all’opinione pubblica affinché sostengano la promozione della salute mentale dei bambini, degli adolescenti e delle persone che li affiancano, la protezione dell’infanzia a rischio e il sostegno ai più vulnerabili.
•    Urgono investimenti nella salute mentale dei bambini e degli adolescenti in tutti gli ambiti della società, non solo in quello sanitario, allo scopo di sviluppare un approccio globale in materia di protezione, promovimento e sostegno. 

•    Vanno potenziate le misure globali e basate sull’evidenza per promuovere la salute mentale negli ambiti della salute, dell’istruzione e della sicurezza sociale, e attuati programmi per genitori a favore di un sostegno e di cure flessibili e amorevoli, nonché del benessere psichico di madri, padri ed educatori. Le scuole devono mettere a disposizione offerte di sostegno di qualità e un ambiente di apprendimento positivo.

•    Occorre spezzare il muro del silenzio attorno alle malattie mentali, combatterne la stigmatizzazione e promuovere la sensibilizzazione. Alle esperienze di bambini e adolescenti va dato il necessario peso. 

«La salute psichica e fisica sono strettamente legate, non possiamo più permetterci di credere altrimenti», afferma Henrietta Fore. «Da troppo tempo mancano investimenti in questo ambito e la consapevolezza dell’importanza della salute psichica per lo sviluppo del potenziale dei bambini.»

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